Bambini arrabbiati

Bambini arrabbiati: alcuni consigli dello psicologo.

Fin dalla nascita, i nostri figli sono abituati a formulare le proprie richieste col pianto. Col passare del tempo possono anche imparare che aggiungendo qualche urlo più forte o pestando i piedini sono in grado di ottenere ciò che vogliono ancora più in fretta: le emozioni sono una potente forma di comunicazione e i bambino lo capiscono velocemente.

Secondo gli psicologi che si occupano di infanzia e adolescenza, l’aggressività deriva da un precedente stato di frustrazione e i metodi che il bambino mette in atto per esprimerla dipenderanno fortemente dalle risposte esibite nei suoi confronti da noi genitori e dagli altri adulti significativi.

Anche quando i nostri bambini sono piccoli, diciamo in età prescolare, è possibile individuare quelle occasioni tipiche in cui sono più irritabili o inclini all’aggressività e soprattutto è possibile capire quali siano i fattori che innescano questi stati emotivi.

Ad esempio, il fatto che vi siano visite in casa, che abbiano dormito male o abbiano bagnato il letto, che abbiano un raffreddore o una malattia, la fame o uno stato di affaticamento, sono tutte condizioni che possono accrescere il livello della frustrazione e di conseguenza portare il bambino a reagire adottando quei comportamenti (come la collera e l’aggressività) che in passato sono stati coronati da successo quando si è trattato di superare degli ostacoli.

Supponiamo che Alice sia molto arrabbiata perché vuole un giocattolo della sorella che le è stato più volte negato. Come devono comportarsi i genitori per tener testa alla crisi di collera scatenata da un semplice “NO”?

Come ci spiega il Dott. Cosimo Santi, psicologo psicoterapeuta Firenze, il metodo che molti genitori (spaventati) attueranno sarà semplicemente quello di darle il giocattolo eliminando, per così dire, l’interferenza.

La gratificazione del desiderio fa cessare rapidamente l’esplosione di collera, ma non è sempre la soluzione migliore. Com’è prevedibile, se Alice scopre che le risposte aggressive vengono ricompensate, semplicemente le ripeterà. In altre parole, concedere al bambino quello che vuole può intensificare le crisi di collera.

Un altro modo per affrontare il problema è quello di allontanare la fonte dell’inquietudine: i genitori possono cioè nascondere il giocattolo sperando che il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” funzioni. Oppure possono cercare di distogliere l’attenzione della bambina proponendole un’altra attività. Se trova un’altra occupazione altrettanto attraente, dimenticherà il giocattolo che non ha potuto ottenere.

Un altro metodo piuttosto comune, ma in genere infruttuoso, è quello di ignorare la crisi della piccola sperando che le passi in un arco di tempo ragionevole.

Ma la regola aurea, consigliata da ogni psicologo dello sviluppo, è quella di stabilire dei modelli di comportamento e di reazione emotiva che i figli possano apprendere spontaneamente, per "imitazione" e seguire in modo costante e coerente. E' bene ricordare che i bambini, soprattutto nelle fasi precoci dello sviluppo, tenderanno a dare ascolto ai genitori, non perché accettano coscientemnte le regole che vengono loro imposte, ma per conservare l'amore e quella vicinanza emotiva che li fa sentire protetti.

Inoltre, questi modelli non dovrebbero essere accantonati solo perché la convenienza, l’umore o il livello di frustrazione dei genitori lo richiede.

Perché un bambino sviluppi, con il tempo, l’autocontrollo è necessario che i genitori stessi abbiano raggiunto una buona presa sulle loro emozioni, siano in grado di trovare il giusto equilibrio tra tolleranza e severità, siano abbastanza fermi e coerenti quando si sforzano di controllare l’aggressività del figlio.

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